La sindrome dell’iguana

 

Sinossi del libro “La sindrome dell’iguana”
Edigrafema Editore Matera

Giacomo è un ragazzo pieno di interessi personali, specialmente in campo artistico. Dall’età adolescenziale ha coltivato l’amore per la pittura, per arrivare a cimentare perfino con il restauro di alcune chiese.
Quando conosce la donna della sua vita, inizia per lui un percorso fatto di ostacoli della più diversa natura, ai quali dovrà opporre una strenua resistenza, tanto fisica quanto morale.
L’arte e la fede rappresentano le due migliori risposte dalle quali riesce a recuperare l’energia per andare avanti, nonostante la vita continui ancora a metterlo alla prova.
E così trova la forza di attingere proprio dal suo più evidente talento (l’arte) la capacità di reagire alle avversità, prima sognando e poi creando intorno alla sua nuova figura una nuova prospettiva che gli regala la forza per continuare il suo percorso.

PARERI dei LETTORI

Dal sito IBS:

“Lettura calamitante. Ti rendi conto, fin dalle prime battute, che la penna dello scrittore si fa lama sferzante per descrivere la mutazione che avviene nell’esistenza di Giacomo, un ragazzo come tanti, a cui però la vita decide di rimescolare le carte senza preavviso e con una brutalità agghiacciante. Si compie, dunque, un viaggio nei labirinti dell’anima del protagonista, attraverso cui l’autore ti conduce con veracità, senza pietismo né buonismo. La percezione che se ne riceve, tuttavia, non è di buio claustrofobico, bensì di colori pieni di luce e di speranza, per cui questo romanzo risulta essere un autentico inno alla vita, anche se la vita stessa “non è una linea perfetta e diritta”. È nel silenzio della creazione che Giacomo si reinventa, trovando la forza di percorrere il suo nuovo cammino, accantonando il dolore che si era sedimentato dentro di lui e ritrovando una nuova armonia, come quella creata dall’ abbraccio del Sole con la Luna, che si era tatuato sul corpo. Si mette, quindi, al servizio del prossimo, onorando la vita “come soltanto gli uomini veri riescono a fare” e compiendo, attraverso l’arte, il suo piccolo grande miracolo, in nome della sua “donna di luce”. Un libro da tenere stretto, questo, e a cui attingere quando si vuole scoprire che “è bello vivere, perché vivere è cominciare sempre, ad ogni istante”.

“Pensavo, le nostre vite sono come i libri in uno scaffale. […]
Un libro nello scaffale non riuscirebbe a stare in piedi se fosse solo. Il suo stare lì, in quello spazio, in quella posizione, è dato dalla presenza degli altri libri. Tutti si sostengono a vicenda, i dorsi paralleli come soldati prima della marcia.
Ma se qualcuno ne sfila uno, pur non alterando di molto l’equilibrio, gli altri subito si adattano alla nuova situazione, si mettono un po’ in diagonale, in attesa che quel libro sottratto torni a recuperare la vecchia, perfetta simmetria.
Così le nostre vite.”
Riccardo Marchio

Una storia pervasa dal ” senso della rinascita ” , fluida e coinvolgente, intrisa di delicatezza , empatia e persino di un certo humour. Dino De Angelis non delude , come sempre. Riesce a farti entrare nei suoi scritti , grazie ad una spiccata capacità descrittiva che sfocia , sovente, in epifanie liriche, tra variazioni di colori e sentimenti. Un libro in cui trovare le ansie , le paure , il coraggio e soprattutto un grande amore per la vita , affermato e vissuto, nonostante ” barriere” e sofferenze , delusioni e strenue lotte e sconfitte. A vincere ,alla fine ,è sempre la capacità di superare ostacoli e dolori , per ritrovare il senso dell’esistenza e la sua irrinunciabile e travolgente bellezza anche nei percorsi più ” accidentati “. Vi consiglio di leggere questo delicato e significativo romanzo , ne vale davvero la pena. Complimenti sinceri Dino 👏🏻👏🏻 per il tuo libro ” La sindrome dell’iguana” .
Patrizia Monacò

“Cosa ho in comune con il protagonista?
Anche io ho scritto lettere per chi non c’è più, anche io mi sono rialzata tante volte, anche io ricerco la felicità negli occhi dei bambini ed anche io sono ripartita grazie ad un tatuaggio.
Se la domanda è: “il libro ti è piaciuto?!
La risposta è sì: non l’ho trovato caotico e le varie descrizioni temporali si incatenano una all’altra mantenendo vivo l’interesse.
Ma la cosa che ho preferito è che non è stata “addolcita” la disabilità, ma è stata descritta per quello che è: una casa senza finestre e col quale bisogna convivere.
Grazie perché la fiducia del lettore è stata ripagata.”
Vanessa S.

“La sindrome dell’iguana è tutta una scoperta. I protagonisti, la storia, la scrittura.
La storia è avvincente, ma la vera scoperta è la tecnica narrativa. Si resta inchiodati alle parole pagina dopo pagina, passa quasi in secondo piano la storia, sebbene affascinante e incredibile.
Una storia nella storia narrata con maestria, Dino De Angelis con “La sindrome dell’iguana” ha raggiunto quasi la perfezione stilistica che romanzo dopo romanzo si è evoluta.
La scrittura è la vera protagonista del libro, perché nessuna storia sarebbe veramente interessante senza una forma che sia alla sua altezza.”
MC Sansone

“Avevo programmato di leggere il romanzo “La sindrome dell’iguana” durante le mie ferie di fine agosto, ma qualche sera fa – complice il maltempo – l’ho letto tutto di un fiato!
Storia avvincente, molto dolorosa, intrisa di tristezza e al contempo caparbia.
Stare in rapporto con la disabilità di Giacomo è stato molto faticoso per me, tanto che per gran parte della lettura ho sentito un gran nodo alla gola.
La “lettera a Catrina” ha poi finalmente sciolto il mio doloroso nodo alla gola per lasciare spazio alle lacrime di commozione che sono scese copiose di fronte all’amore eterno, quello che non conosce limiti e confini spazio-temporali.
Queste le mie emozioni da lettrice.
Dal vertice psicoanalitico sento che l’organizzatore emozionale di tutto il romanzo è stato la ricerca di senso: quella che dapprima Giacomo cerca invano nel suo lavoro di agente immobiliare e che poi ritrova nell’arte della pittura, nell’amore eterno e nella fede.
L’arte della pittura Giacomo l’ha sempre serbata in Sè e declinata in differenti modi in tutta la sua vita fino a quello – a mio parere – più emozionante: la pittura su sedia a rotelle che tradurrei come fare risorsa dei propri limiti.
Il continuo rapporto di Giacomo con i colori, poi, è il continuo ascolto delle proprie emozioni.
Geniale il titolo che rimanda intuitivamente alla capacità di adattarsi – vista la specificità dell’iguana di cambiare colore – ma che è dotato di un significato differente nella narrazione. Tra l’altro l’iguana è lenta così come lo sono i movimenti di Giacomo dopo l’infortunio in antitesi con i suoi pensieri.
Complimenti vivissimi Dino De Angelis!!!
Eleonora Pagano – Psicologa Psicoterapeuta

Il romanzo è scorrevole e appassionante.
Trovo struggente la lettera di Giacomo a Catrina, e l’idea di un amore che non termina neanche dopo la morte mi affascina.
Mi piace la sensibilità con cui l’autore tocca temi importanti come l’amicizia, quella vera;
Trovo coraggioso e attuale il modo di andare avanti nella vita malgrado la disabilità e di trovare ogni giorno lo stimolo giusto. La lettura di questo romanzo va a fortificare la voglia di combattere contro gli urti e le ingiustizie della vita e regala il prezioso insegnamento della condizione della disabilità, qualcosa con cui ciascuno dovrebbe imparare a relazionarsi meglio.
Claudia Amato

Narrazione affilata e profonda, sofferente ed essenziale, modulata sulla descrizione degli accadimenti tanto quanto sulla percezione delle emozioni.
Come una danza tra forze opposte, dove il ritmo della disperazione non cambia di fronte ai sentimenti vitali che nutrono il protagonista: amore e amicizia.
La soluzione letteraria che mutua dalla vita reale gli strumenti utili a dare senso al nuovo corso della storia restituisce un messaggio dirimente per il lettore.
Adattarsi per rinascere, adattarsi per rimodulare, su equilibri inevitabilmente condizionati, un nuovo sè. L’adattamento guida la penna dell’autore come le ruote della carrozzina conducono la resurrezione di sogni e opportunità.
La lettura cosi si affranca dal dramma per lasciare spazio alla ricerca di valori come la fede, tra i tanti. E promuovere quella solidarietà che va oltre il racconto e invade la responsabilità che tocca ad ognuno.
Teresa Lettieri

“Ma quel silenzio è stato una madre nel cui grembo ho dovuto reinventare un nuovo me stesso. E non una volta soltanto”.
Ammetto che, nonostante sia una lettrice forte, ho avuto un pò di difficoltà all’inizio ad entrare nella storia di Giacomo.
Volutamente lo scrittore attraverso un incipit in media res e una tecnica narrativa basata su due piani narrativi che si alternano voleva destabilizzare il lettore per tenerlo avvinghiato alle pagine del libro.
E con me ci è riuscito.
Mi rendo conto che non sia stato facile tradurre su carta il silenzio dei sentimenti di un diversamente abile , quando si ha la ” fortuna” di non avere alcuna disabilità fisica.
Invece Dino De Angelis attraverso un periodare, a volte macchinoso ma ricco di metafore delicate e coinvolgenti, ha saputo rendere “poetico” il vissuto amaro di Giacomo, un uomo straordinario che ha scelto la vita , anche se più volte essa lo abbia beffeggiato.
Il libro si è rivelato ai miei occhi un inno alla vita, all’adattarsi agli eventi per scoprire nuovi modi di onorare la vita stessa. Dunque un plauso dovuto allo scrittore che anche questa volta non ha deluso le mie aspettative.”Talitha Khumi!!!”
Rossella Parente

Mi è piaciuto moltissimo, mi ha commossa. Lo regalerò ad una mia amica.
Mi è piaciuta la narrazione doppia e su piani temporali differenti. Per come l’ho intesa io, la sindrome dell’iguana è la capacità di adattarsi al cambiamento, proprio come l’iguana che cambia pelle e si adatta costantemente ad una nuova condizione. Quindi, sì l’analisi della disabilità sopraggiunta con tutte le difficoltà fisiche e psicologiche che comporta, ma ho visto il libro come un monito a vivere in maniera proattiva i cambiamenti che la vita ci mette davanti (anche quelli meno piacevoli).
Mi è piaciuto infine lo scandagliare nel dettaglio la psicologia dei personaggi ed il filo conduttore dell’arte, e delle passioni in genere, che sono la salvezza nella vita.
R.L.

Ancora una volta De Angelis non delude. A stuzzicare la curiosità del lettore è sin da subito il titolo, geniale, che riassume la parabola della vita del protagonista e ne connota la complessità delle sfumature e il perché degli eventi.
È una storia. Una storia da leggere tutta d’un fiato, che ti invita a leggerla tutta d’un fiato; lo richiede, ne hai bisogno. È una storia con cui dialogare, pronta a stimolare empatia, sensibilità; commuove e diverte allo stesso tempo e non da nulla per scontato. Se sei disposto a metterti a nudo con te stesso mentre lo leggi, al pari dell’autore, è capace di scavare a fondo, di insinuare riflessioni, le più disparate.
La storia è assurda, ma reale che lascia speranza e amarezza in ugual misura. Il tema centrale sembra essere la disabilità, ma non è corretto; nella vita può succedere qualunque cosa, la più terribile e la più meravigliosa, e il punto non è quel che accade, ma a rendere straordinaria un’esistenza è ciò che fai con quello che ti accade; è faticoso, non immediato, ma è quel che resta, l’unica ragione, il vero deterrente.
Un plauso a De Angelis poiché scrivere la storia di un altro, la vita che non hai vissuto e in una condizione che non ti appartiene è un lavoro complesso e lui lo ha reso naturale, scorrevole con un linguaggio diretto, semplice e allo stesso tempo ricercato, mai banale e soprattuto mai barocco. La stessa struttura del romanzo — doppia narrazione, registri differenti, salti temporali, flashback — non disorienta neanche il lettore inesperto, ma tiene sulla corda fino a ‘divorare’ il testo.
È l’arte lo sfondo su cui si stagliano le vicende del protagonista e, pagina dopo pagina, arriva ad essere la vera metafora della vita, così come lo sguardo del protagonista, sempre da una prospettiva diversa dal comune, ci invita a fermarci e a provare a guardare il mondo dalla stessa prospettiva del nostro interlocutore — con o senza disabilità— perché solo così il terreno diventa fertile per l’incontro e l’empatia. Ancora un volta De Angelis ci ha regalato una coccola.
Maria Rosaria Virgallita

6 thoughts on “La sindrome dell’iguana”

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