Osteria Potenza analisi semiseria della situazione del capoluogo alla vigilia delle amministrative

Fanno riunioni continuamente. Se qualcuno li chiama, rispondono a bassa voce e dicono: ti chiamo dopo, sono in riunione.
Il momento è topico. Potenza ha superato un periodo tremendo di disastro nei conti pubblici, sfibrata da amministrazioni precedenti quest’ultima, che hanno sguazzato senza badare a spese. Ma i conti tornano sempre e se hai scialacquato, prima o poi l’oste ti porta il conto, non importa chi in quel momento è seduto in tavola: deve pagare anche i prelibati pasti precedenti, nonostante si sia dovuto accontentare di un’insalata. È il caso di De Luca, commensale che per cinque anni ha dovuto accontentarsi di cibi riscaldati per saldare i banchetti di quelli che lo hanno preceduto.
Ma l’osteria della città, pur avendo salvato parte delle casse, non gode affatto di buona salute. La collettività è stremata da servizi insufficienti, dalle politiche sciacalle e miopi che realizzano opere mastodontiche senza la benchè minima analisi demografica e dei potenziali utilizzatori. Si realizza in tal modo una serie di misure prive delle necessarie analisi benefici costi che l’hanno portata alla poltiglia informe e indistinta che è adesso. Esempi concreti: caos nel sistema dei trasporti, le scale mobili che non prende nessuno, un centro storico esangue, attività commerciali in ginocchio e una periferia scollegata e disomogenea rispetto all’idea unitaria di città. Praticamente un disastro.
Una barca senza orizzonte e con nocchieri che anziché pensare a darle una rotta, sono costretti a togliere l’acqua che arriva da tutte le parti e che rischia di affondarla ad ogni mareggiata.
In questo quadro cosa fanno gli uomini che fanno riunioni? Pensano a trovare la sintesi. Uno dei termini di maggiore nebulosità della politica. Cioè anzichè preoccuparsi di cercare soluzioni a problemi gravissimi da cui la città e affetta, questi uomini cercano di capire come presentarsi all’elettorato non con un candidato e con una squadra competente, forte e credibile, ma con una persona che rappresenti “la sintesi”.
È come se in ospedale, di fronte ad un malato, l’equipe di medici si riunisce non per capire quale sia la malattia e cercare la cura migliore, ma per vedere chi tra loro possa risultare non il più capace ma il più simpatico che vada bene a tutti. Signori miei, i giochi sono finiti. Avete la fortuna sfacciata di governare un popolo di distratti, smemorati e disinteressati, un popolo che pensa unicamente a sé, senza guardare di una spanna oltre il proprio orticello, ma nonostante tantissima gente che arranca e riesce a malapena a sopravvivere, voi vi permettete il lusso di “cercare la sintesi” e non le soluzioni, che sono due cose molto differenti. Una riunione di ingegneri della politica che, mentre il palazzo sta cedendo, si preoccupano di salvare la facciata.
Da queste premesse sapete cosa succederà? Che la città avrà un altro commensale dell’Osteria Potenza che siederà alla tavola cercando nel marasma delle cose possibili quelle che probabilmente saranno le cose meno necessarie.
Con queste premesse, ci aspettano altri cinque anni di strisce blu dovunque, di parcheggi a pagamento all’ospedale, di traffico a qualunque ora, di disservizi nei mezzi di trasporto, di mancanza totale di identità, di Via Pretoria deserta, di verde pubblico svilito, di prefabbricati ancora lì e di incapacità di capire questa città cos’è e cosa vuole diventare. Poveri cittadini.
Come dare torto ai tantissimi giovani che se ne vanno via sbattendo la porta da questo posto senza speranza ?

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